“[…] sono completamente d’accordo a METÀ col Mister”.
Partendo da questa famosa citazione calcistica, sembra abbastanza evidente che a parte l’ilarità che suscita, sia anche in grado di più profonde verità nascoste. Infatti ogni volta che penso di aver concluso la chiodatura di un nuovo settore, in realtà questa verità che sembra assoluta, risulta “vera a metà”, per l’appunto come nella citazione. È bastato ritornare tra quelle belle pareti a scalare al fresco e vedere quanto non avevo colto prima, forse distratto dal resto del lavoro, eppure erano lì in gran bella mostra.
Ma partiamo dalla fine. Tre nuove vie da sabato (5 luglio) sono a disposizione di chiunque voglia fare un tuffo nel passato. Esatto un passo indietro nel tempo quando le vie andavano su, finché c’era roccia scalabile e la corda ne consentisse la discesa.
Tre vie di 40 metri, almeno 18 rinvii per salirle, avere una gran voglia di sentire il rumore del vuoto, rimanere avvolti dall’esposizione e dalla vista del panorama da lassù.
La spiaggia di Portixeddu è proprio lì a pochi minuti, basta percorrere una stretta stradina asfaltata e si giunge al Canyon di San Nicolò. Un ambiente affascinante e dal carattere selvaggio a pochi metri dal parcheggio. Le linee che salgono i fianchi di questa imponente gola calcarea, non sono mai banali nel loro grado di difficoltà.
Il settore è nato nell’agosto 2018 (qui il link all’articolo: New sector, “Placca dell’attesa” ) ed è subito diventato un must estivo, frequentato soprattutto da climbers stranieri e locals appassionati del luogo.
Sabato scorso con Barbara abbiamo lavorato tutto il pomeriggio per dare concretezza a quell’idea nata appena una settimana prima. Per chiodare 40 metri di via, sono necessarie delle buone doti di resistenza, ma il recente periodo di lockdown ha pesantemente minato la forma fisica e la possibilità di rimanere allenati, il tutto messo ulteriormente alla prova dal forte vento di maestrale, ma nonostante tutte queste circostanze avverse, non ci siamo fermati e non abbiamo desistito dal realizzare il nostro progetto.
Sono servite quattro ore di faticosa sicura, che Barbara ha accuratamente gestito, viste tutte le grane che sono state risolte durante l’attrezzatura dei 120 metri totali di roccia. La difficoltà di comunicazione, il peso del materiale, la roccia che rilasciava qualche pezzo, i cespugli e per ultimo ma non di poco conto, la punta che si rompe durante la prima salita dal basso, in un punto dove la discesa era fortemente sconsigliata e in termini di costi e benefici è stato meglio prendere qualche rischio in più saltando qualche punto di assicurazione e arrivando direttamente al posizionamento della sosta. Sarebbe normale amministrazione durante l’apertura dal basso, ma comunque si spera sempre che vada tutto liscio, ma così non è stato.
Il risultato finale, ovviamente dal mio personale punto di vista, sono tre linee dal potenziale enorme per bellezza, stile, esposizione e soddisfazione. In tre lunghezze, tre difficoltà crescenti, tre stili diversi, ma tutte meritevoli nel loro grado di difficoltà.
Sarebbe facile pensare che per un chiodatore le proprie vie sono sempre le più belle, ma dopo tante vie realizzate, si impara anche a riconoscere che non tutte le proprie creazioni verticali hanno quel “quid” in più, quella particolarità che le rende uniche, quel movimento che ti si stampa in mente, ma questi tre itinerari hanno tutti i numeri e qualità per diventare quella via che ti fa desiderare di essere salita.
Per questo progetto, io e Barbara, abbiamo acquistato il materiale grazie alla raccolta fondi che ha visto molti climbers dare il proprio contributo, mostrando attenzione e sensibilità verso questo grande patrimonio verticale, che negli anni continua a cresce e che richiede regolare manutenzione per non perdere l’alto livello di sicurezza che caratterizza una gran parte dei settori nell’isola. Un gigante buono e fragile, che richiede continue attenzioni, ma che solo con l’apporto della l’intera comunità dei climbers può sostenere, visti i costi e la quantità di materiale necessario per tenerlo sempre efficiente e a disposizione di tutti gli arrampicatori.
Lockdown, Novemarzoventiventi e La via dell’unicorno soni i nomi di queste nuove vie. Un chiaro ed esplicito riferimento al recente cambio radicale della vita quotidiana di tutti noi, che ci vede in lotta contro un nemico invisibile, difficile da affrontare e ancora più complicato da eliminare.
Che sia l’occasione giusta per riscoprire la bellezza della vita semplice e all’aria aperta? Il free climbing è considerato uno sport pericoloso per antonomasia, ma mai come in questo periodo (particolare e unico nella storia della società moderna) mi sono reso conto, quanto mi abbia preparato ad avere l’atteggiamento giusto per poter affrontare le difficoltà. Sarebbe furbo sfruttare quest’altra occasione che ci si presenta!
Doveroso e non scontato il ringraziamento per il supporto da parte degli sponsors che sostengono le mie iniziative (link agli spazi web aziendali):
AT Sardinia – Chillaz – Zamberlan – Peter BOULDERING – proAction – Skylotec