Arrampico perché?
Per sentire le emozioni forti della vita, per vivere in armonia con me stesso e con gli elementi della natura, per cercare di coglierne il significato istante dopo istante, perchè c’è in quella gestualista estetica del muovermi nella roccia, una forma di espressione di libertà e perché il rispetto per la natura ed il prossimo siano sempre al centro dei mie pensieri. I motivi sono tanti e ognuno di questi è sufficientemente importante e forte per continuare.
Mi piace vivere dell’arrampicata il lato creativo che offre, non sono un’atleta e non rincorro nessuna performance. In tutto ciò che ho fatto, ho cercato sempre qualcosa che andasse aldilà della “matematica della scalata”, di quella smaniosa conquista del numero-lettera sempre più alto ad ogni costo.
Realizzare una nuova via, vedere in una grande parete una linea che conduce alla vetta, salire una fessura senza l’utilizzo di protezioni fisse, vedere in un masso un passaggio duro e secco, stare davanti ad un high ball e sentirne il richiamo e la spinta alla scalata... fino ad arrivare all'estremo del free solo.
Questa è la mia personale motivazione. É una continua ricerca che mi porta tra i risalti di roccia ancora vergini o a me non familiari.
Ho lasciato da parte un’altra grande passione, perché i soldi e la polemica del dopo partita erano diventati più importanti della partita stessa.
Il mondo della scalata piega sempre più verso la stessa direzione, ci si azzuffa tra polemiche di ogni genere pur di affermarsi nel branco, persone che trovano motivazione nell’antagonismo e si arriva persino ad inventarsi diaspore con sconosciuti con cui non hanno mai scambiato nemmeno il saluto, ma ancora più triste è vedere altri, senza curarsi minimamente di cosa sia vero o falso, prendere posizione a favore della polemica a prescindere di ciò che è giusto o sbagliato.
Dopo anni di salotti alla dinamite in TV... questo è il risultato.

Arrampico perché?
Perché nonostante i faziosi, i polemici, i matematici del numero, c’è sempre qualcuno che si avvicina, o mi scrive una mail, oppure mi manda un messaggio e dicendomi semplicemente “BEN FATTO...”.
Non servono elogi o complimenti, vedere l’espressione felice delle persone che salgono le mie vie, che frequentano le mie aree boulder, è per me motivo di soddisfazione, anche se, mettendo a disposizione le proprie “scoperte”, ci si espone e si diventa bersaglio di coloro più inclini alle polemiche, che alla crescita costruttiva, più attenti all’errore, che alla globalità del lavoro svolto.
Arrampicare è sinonimo di un’espressione di libertà interiore, se dobbiamo fare una telefonata per chiedere il permesso a chi ha scoperto il settore o l’area per poterci andare, tutto questo si perde.
Certo a non esporsi si resta tranquilli a polemizzare dal divano di casa, piuttosto che stare al “palo della gogna” per sostenere le proprie azioni...
Ora che ci penso, quando sono andato a Cresciano ho dimenticato di chiedere il permesso a Fred Nicole...

Arrampico perché?
Perchè c’è qualcosa che mi piace aldilà di ogni ragionevole risposta e che non riesco ancora a cogliere appieno.
Si passa tutta la vita a cercare risposte, perché si crede che la risposta successiva cambierà il corso degli eventi e probabilmente la renderà un po’ meno infelice. E si sa che quando sono finite le domande, non sono finite solo le risposte, é finita la speranza.
Quindi continua la scalata verticale alle mie domande, cercando di costruire un puzzle di risposte senza mai trovare quella giusta, che come disse qualcuno:

FARÀ QUADRARE IL CERCHIO!

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