5 anni e 1 giorno

Nuova linea di 45mt al settore Technicolor

Domusnovas – Ho chiodato tante vie e ormai dovrei essere soddisfatto, ma ogni volta è la stessa “tiritera”.

Barbara battezza la via

Vai a scalare un pomeriggio per divertirti e per iniziare l’ennesimo ri-allenamento, questa volta in compagnia del malcapitato amico di vecchia data Giorgio, e magari per riprendere la frequentazione del bel settore di Technicolor, un sito poco frequentato per effetto della condivisa severità, per sviluppo e grado.
È bastato il primo giorno per re innamorarsi della parete e per dedicare il secondo a ripulire, per ridare luce alla base delle vie e non solo alla base, in completo stato di abbandono. Ma complice la pulizia guardando la bella parete, come non notare quella linea che va a stagliarsi dritta fino al limite del risalto di roccia. Giorgio anziché far cadere il discorso incalza con un “appena possibile facciamola”… come dire ad un bambino di fronte ai dolciumi “se ti va mangia pure”.
Qualche giorno siamo alla base con tutto il necessario per dar vita alla prima parte della futura nuova nata. Ma ben presto ci accorgiamo con Giorgio che guardavamo la parete nella stessa direzione ma due linee completamente diverse, poco male iniziamo dalla mia idea più evidente e non costretta tra gli altri itinerari. La linea sfrutta la verticale bassa della parte finale di una via che si svolge con un grande traverso (Khubilai), una prima parte faticosa e difficile tra due grandi canne. Tra uno scambio di opinioni e l’altro si decide di terminare la linea sulla sosta di Khubilai e Carver, il bel tiro di 7b a destra.
Ma la cosa non mi convince, quei 10/12 mt sopra sono troppo invitanti per lasciarli a prendere solo aria… ma per Giorgio troppo caldo e troppo lungo, bisogna fare il giro del mondo per potersi calare e lavorare. La sera stessa decido di salire l’ultima parte dal basso e pochi giorni dopo con Barbara siamo alla volta della salita.

Partenza …

Da subito si prospetta una bella lotta, salgo la nuova linea fino alla sosta provvisoria, è già 7a che complici i 35° e un umido per niente piacevole mi fanno lasciare non poche energie, poi bisogna tirarsi su trapano, fix, placchette e attrezzi vari… un bel peso e 30 mt circa di verticale danno un colpo non trascurabile alle braccia che mi lasciano alquanto perplesso.

La chiodatura del tetto

Ormai sono lì con tutto il necessario a partire e quindi andiamo su. Faccio i primi 2 mt lontano dalla sosta e il cliff che pareva ben saldo su una tacca, la strappa lasciandomi 2 secondi dopo appeso a guardar su, per un attimo non ho sentito nessun rumore, quel volo mi ha ricordato quanto fosse duro aprire dal basso, ma allo stesso tempo quanto fosse motivante quel genere di sfida. All’improvviso sento la voce di Barbara che da giù mi urla con tono preoccupato “tutto ok?”, gli rispondo che tutto era a posto e che stavo ripartendo. La sensazione di stanchezza era andata e riparto deciso a salire su. Allungo man mano le distanze da spit a spit conquistando un metro dopo l’altro, fino a raggiungere la base dello strapiombo, la sfida incalza i cliff sono un po’ ballerini, ma ormai ho ripreso la mano e l’arroganza necessaria per questo genere di cose, posiziono quello che per me dovrebbe essere il penultimo spit e inizio a lottare in pieno strapiombo contro una fascia di roccia non perfetta, faccio tre tentativi tutti negativi troppo fragile, vuoto sotto e ferrite che mi brucia la punta… devo desistere a un metro e mezzo dal bordo, la batteria mi suggerisce di posizionare il secondo fix e la sosta.
Quando scendo a terra Barbara mi dice che sono stato su per ben 3 ore, io non mi sono accorto dello scorrere del tempo, ero stanco ma soddisfatto. Decido di rimandare ad un altro momento una più accurata verifica della possibilità di inglobare quel pezzo di roccia mancante al bordo.
Credo che una bella falesia come questa meritasse una via così, quasi a dargli il senso di vetta e di conquista, che ben si sposa con l’austerità riconosciuta di questo settore.
Nei giorni a seguire siamo tornati a pulire la linea e per la prima libera.

Durante la prima libera

La prima libera di un tiro del genere ti lascia qualcosa dentro, nonostante abbia salito tante FA, questo tiro è stato speciale, averlo pensato, condiviso e realizzato mi ha regalato una forte emozione, che ho rivisto anche attraverso le persone che accanto a me hanno vissuto quei momenti, mi riferisco soprattutto a Giorgio e Barbara che hanno lavorato e condiviso con me questo bel progetto.

Il tracciato sulla Topocard parziale del settore

Nota:
Ringrazio i miei sponsor (Skylotec, Zamberlan e Chillaz) che mi sostengono in tutte le iniziative, mostrando grande interesse e partecipazione.
In modo particolare Skylotec per aver fornito il materiale necessario alla chiodatura.

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