Ulassai, 07/08/2022
Marzo 2010, uno dei Weekend, non ricordo quale fosse. Insieme ad un gruppo di colleghi di Università stavamo trascorrendo alcuni giorni di scarico dalla pressione della sessione invernale degli esami. Ricordo bene quella domenica mattina, sveglio da prestissimo, decido di fare una passeggiata al Canyon, mentre gli altri ancora dormivano. Una pioggia leggera mi accompagnava e mentre attraversavo, giunto quasi all’uscita, mi accorgo di uno slargo al lato. Incuriosito mi avvicino e da lì a poco la scoperta di quella piccola forra, che nascoste in bella vista, mostrava tutte le sue belle linee e tutto il suo potenziale.
Pochi mesi dopo, esattamente a Giugno 2010, quella scoperta diventerà la novità e soprattutto la particolarità della zona. Infatti alle caratteristiche vie verticali ad appigli piccoli, The cave of dreams (questo il nome dato al settore) propone vie in continuo strapiombo a tacche e canne che partono praticamente da terra. Chiaramente una perla rara per la zona, caratteristica che unitamente al microclima fresco estivo, ne decreterà la continua e abbondante frequentazione dei climbers locali e degli stranieri, che da lì a poco faranno di Ulassai il polo attrattivo che è diventato oggi.
Sono più di vent’anni che la chiodatura è parte fondamentale della mia vita da climber, ma ho sempre pensato a questa, in termini qualitativi e non quantitativi, anche se oggi quel numero è diventato a quattro cifre.
The cave of dreams racconta, nei nomi delle vie, una parte importante della mia vita. Infatti è in quello stesso periodo che ho incontrato Barbara e da lì è iniziato il nostro percorso insieme, che ancora oggi resiste ed è più solido che mai.
Negli anni sono tornato spesso ad Ulassai e ho chiodato altre vie, ma pur essendo felice per i risultati raggiunti da quest’area climbing come polo attrattivo per il turismo attivo regionale, non sempre ho condiviso le scelte che hanno portato alla nascita di alcuni settori e al modo con cui alcuni si sono creati gli spazi per aggiungere vie nuove. Ma ciò non vuol dire che io abbia ragione, sono mie considerazioni e scelte personali, quindi col dubbio nel capire quale delle parti avesse ragione, come mio solito ho optato per un passo indietro.
Oggi The cave of dreams è riconosciuto dalla comunità dei climbers, come uno dei settori più belli dell’area ogliastrina e per me è motivo di grande soddisfazione.
Ma perché questa introduzione? Dove vuole andare a parare questo qui? … direte voi!
Questa prefazione fa da sfondo e cornice all’ultimo settore nato ad Ulassai, ovviamente chiodato da me e con la fondamentale presenza e collaborazione di Barbara, a cui abbiamo dato il nome di The cave Theleme, proprio allo scopo di creare quel sottile filo conduttore che unisce questi 2 settori, nati a distanza di tempo, ma con tanti punti in comune e dalle caratteristiche simili.
Tutta colpa di Antonio, Silvia ed Ester (titolari del Camping Theleme), che si sono presi l’onere di finanziarne l’acquisto del materiale e manco a dirlo della logistica e del pernottamento.
L’amicizia con Antonio dura ormai da più di vent’anni e il rispetto tra noi è sempre stato alla base del nostro essere vicini, anche se lontani e a volte silenziosi, ma quando necessario, tutto riparte come se mai ci fossimo allontanati.
Qualche mese fa ci siamo sentiti e dopo i canonici convenevoli, mi chiede se ricordassi la falesietta vicino al campeggio. In tutta onestà gli rispondo che ne ricordavo la presenza, ma vagamente com’era e soprattutto se meritasse l’attenzione necessaria alla chiodatura.
Quindi l’appuntamento era fissato, da lì a poco ci sarebbe stato il sopralluogo.
A fine giugno mi trovo in zona per lavoro e dopo un rapido scambio telefonico, ci ritroviamo alla base della falesia che si trova a pochi passi dal camping. Un fulmine a ciel sereno, un’emozione prepotente stuzzica la mia voglia di tornare e realizzare quelle linee che semplicemente stavano lì, in attesa di essere rese disponibili a chi come me ha sempre voglia di mettersi alla prova.
Ancora una volta, come già accaduto per The cave of dreams, le linee di salita differiscono da quelle che le circondano con lo stile caratteristico della zona.
The cave Theleme si sviluppa in un piccolo risalto di roccia, non supera mai i 15 mt, ma la parte centrale della forra ricorda, nelle 5 vie che contiene, gli strapiombi importanti della sorella maggiore (v. The cave of Dreams).
Un settore con tante peculiarità. All’ombra la mattina fino alle 14.00, la parte centrale degli strapiombi non prende mai il sole e alle 18.30 tutte le vie tornano in ombra. La chiodatura comoda e mai distesa, parcheggio a 2 minuti, ma se si piazza la tenda al Camping Theleme la si può raggiungere passeggiando all’interno del campeggio, magari facendo tappa al bar per una bella bibita fresca, per poi arrivare alla base delle vie in una manciata di minuti.
Cosa si può chiedere di più… a guardar bene, sembrano tutti i presupposti per un successo annunciato?
Vedremo, sarà il tempo a confermare o smentire e come al solito la risposta sarà senza false ipocrisie, senza sconti e senza pietà.
Con Barbara abbiamo chiodato le prime 12 vie in appena 3 giorni di lavoro, pause al bar comprese, anche se pur frequenti viste le temperature di questi tempi. Purtroppo solo 3 i tiri “facili”, cioè quelli fino al 6a/a+.
Lo stile è vario e piacevole, vista la scelta di chiodare in considerazione del livello del climber che affronta la via, come se il grado scelto fosse il proprio grado limite.
Le motivazioni di tale scelta probabilmente ai top climbers non piacerà, ma ritengo che la distanza delle protezioni deve essere oggettiva e funzionale alla sicurezza della salita e non soggettiva, cioè direttamente determinata dalle capacità del climber.
Per maggiore chiarezza, se a salire una via di 5c è un arrampicatore che ha come livello 7b o più alto, è chiaro che potrebbe sostenere una chiodatura distesa, con le protezioni lontane, quindi potrebbe sentire come un disturbo la vicinanza delle placchette. Ma se a salire la stessa via fosse un climber che ha come grado limite il 5c o poco sopra, le protezioni saranno da lui percepite come commisurate e apprezzate proprio per la vicinanza.
Questa, dal Villaggio Gallico (Baunei) in poi, è sempre stata la filosofia alla base delle mie scelte per l’attrezzatura di vie e o settori, nati e realizzati per la frequentazione di climbers esperti e o neofiti.
Con Barbara abbiamo condiviso tanta parte del mondo dell’arrampicata e The cave Theleme è stato un altro bel momento da mettere tra i nostri ricordi, un’altra occasione per apprezzare quanto il mondo verticale ci migliora come “sportivi”, ma soprattutto come “individui”, perché in questi pochi giorni abbiamo avuto la possibilità di conoscere persone che rappresentano un’eccezione, in questa strana e moderna società… insomma, belle persone come Silvia, Ester, Fabrizio, Carlo, Speranza e tanti altri che ci hanno fatto sentire subito a nostro agio e apprezzati.
Per quanto riguarda Antonio… chissà cosa ci inventeremo la prossima volta!
Buone arrampicate a tutti!
Doveroso e non scontato il ringraziamento per il supporto degli sponsors che da anni sostengono le mie iniziative verticali (link agli spazi web aziendali):
AT Sardinia – Chillaz – Zamberlan – Peter BOULDERING – proAction
Download “TopoCARD – New sector “The cave Theleme”” Topocard_The-Cave-Theleme-2.jpg – Scaricato 781 volte – 2,04 MBATTENZIONE !!! Trattandosi di vie di nuova e recente realizzazione, i gradi proposti potrebbero subire variazioni.
Un ringraziamento particolare va allo staff del Camping Theleme, ai titolari Antonio, Silvia ed Ester che hanno contribuito alla realizzazione del settore, finanziando tutto il materiale necessario alla chiodatura del settore.
Inoltre un’altro speciale ringraziamento a Fabrizio Moi per l’aiuto e il lavoro profuso, nonostante il forte caldo e la grande fatica.
Grazie