Beatrice e Pan di Zucchero

Pan di Zucchero o Concali su Terràinu (nome locale originario), è quell’isolotto/scoglio che sin dai primi tornanti lasciata la spiaggia di Fontanamare in direzione Nebida, mostra i suoi lineamenti dal carattere austero e allo stesso tempo affascinante.

Questo fazzoletto di terra staccato dalla costa da appena 300 metri di mare, è in grado letteralmente di ipnotizzare chi lo guarda ed è qui che lo scorso 20 agosto insieme a Massimo (Massimo Gessa, ormai amico da non ricordo più quanto tempo) abbiamo salito una bella linea sul versante a nord, a fianco del piccolo scoglio S’Agusteri, attaccato al corpo centrale e sotto ai quali si forma una grotta naturale di circa 20 metri di lunghezza e altrettanti in altezza.

Il tracciato della salita

Un’ambiente che risulta essere molto montano, atipico per queste linee e completamente diverso da quello che ospita le vie sul versante opposto, meno austero e più sportivo. Essendo esposta a nord, la parete rimane praticamente quasi sempre in ombra e l’umidità della parte meno esposta al vento, non si asciuga e tiene la roccia sempre leggermente bagnata, ma fatto curioso con una spolverata di magnesite sulle mani questa non risulta mai fastidiosa e non influisce sul grip, che è sempre all’altezza delle necessità.

L’attacco dal mare è reso agevole da un piccolo approdo naturale e da una facile arrampicata ad un terrazzino qualche metro al di sopra, da dove è possibile far sicura più comodamente e con una migliore visuale.

Attacco della via e prima cengia

La salita segue una linea su un ampio diedro aperto, che dal basso sembra una piccola fessura dove poter magari posizionare un friend, ma in realtà è molto larga, tanto che nei punti più stretti ci si sta dentro ad incastro e nei punti dove si allarga quasi ci si potrebbe mettere in piedi, sui terrazzini formati dai sedimenti di roccia e terra.

Il panorama che accompagna la salita è difficilmente descrivibile a parole. Bellezza, colori, suoni ed emozioni per poterle riportare tra queste righe, servirebbe la penna di Calvino per dargli un minimo di dignità descrittiva.

Porto Flavia visto dal Pan di Zucchero

La salita risulta sempre impegnativa ed appassionante, per diversi motivi che si alternano tra loro, a tratti per difficoltà del passo, o per difficoltà tecnica, oppure per delicatezza della roccia e distanza delle protezioni, trattandosi di un itinerario chiodato dal basso e ovviamente senza ricognizione.

Questo gorilla nella nebbia è un gigante buono che riserva tante sorprese e soddisfazioni, che si rinnovano ad ogni salita.

Massimo in sosta alle presa con la sicura

Beatrice è lì pronta per chiunque si voglia cimentare su questo stile, molto più simile alla montagna che alla falesia. Sia chiaro i circa 140 mt di sviluppo sono interamente attrezzati, ma sono richieste tante altre capacità che vanno un po’ aldilà delle vie lunghe sportive.

Perché Beatrice.

Qualcuno potrebbe pensare che sia stata dedicata a qualche fidanzata oppure i più dotti e appassionati di Dante troverebbero delle facili motivazioni, invece niente di tutto questo.
Beatrice è la bimba che ha fatto diventare Massimo, nonno Massimo. Si, il tempo passa i figli crescono e i nipoti arrivano, così quell’uomo dall’aspetto e dall’atteggiamento un po’ burbero e ruvido, si è lasciato trasportare ed intenerire dagli occhioni blu della sua nipotina, tanto da volergli dedicare il nome di questa salita. Un aspetto del carattere che mostra solo alla nipotina e a poche altre persone. Insomma la dimostrazione lampante che anche i “pessimi elementi” hanno un cuore e si emozionano. Scherzi a parte, Massimo è quella persona di poche parole che c’è quando hai bisogno e guai se di tanto in tanto non ti fai sentire, ti chiama e ti fa capire che stai sbagliando.

Beatrice e nonno Massimo

Abbiamo tenuto fede alla promessa che poco più di un anno facemmo seduti al Bar dopo la chiodatura di “Old Tropicosai Bar”. Ricordo bene le parole di nonno: “Senti Giampy, la prossima la voglio dedicare a mia nipote, visto che adesso sono nonno!”.

Così dalle parole ai fatti e in sei ore tutto compreso, tuffo post chiodatura fronte ferrata incluso, abbiamo realizzato quanto promesso un anno prima.

L’arrampicata è per me uno stile di vita e come tale, ogni aspetto ed ogni sua fase deve avere delle motivazioni a sostegno. Non sono mai stato un “chiodatore seriale”, per aggiungere una via tanto perché ci sta o perché produce “LAIC” ma mi piace pensare che le nuove linee siano la risultante di una causa e un effetto.

È come la scelta del compagno di cordata, che non è una COSA casuale ma si prendono in considerazione molteplici aspetti, complicità e fiducia, sicurezza e azzardo, idee e azione, rispetto e attenzione. Un’idea comune si persegue esclusivamente se anche gli intenti sono comuni, a volte senza la necessità di palesarli, perché implicitamente condivisi da entrambi. Con Massimo bastano poche parole e la strategia subito si applica e nonostante in questo periodo non possa chiodare dal basso o scalare come qualche anno fa, perché un problema alla spalla causato dal lavoro usurante che svolge e nonostante un intervento chirurgico, ancora non glielo permettano, per me rimane un punto di riferimento se devo chiodare dal basso.

Attenti a quei due…

Per concludere, salire questo versante è stata la conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che questo isolotto è semplicemente la perla del mediterraneo che sembra.

Realizzare queste vie non è mai una cosa facile, serve logistica, servono persone disposte a sacrificare il loro tempo libero e servono risorse… il materiale costa tanto.

Poter raccontare queste salite e i momenti, documentandoli con belle foto, è possibile solo se qualcuno decide si dedicarsi a realizzare gli scatti rinunciando ai bagni dal gommone e alla tintarella, quindi il contributo di Barbara Valuto per le fotografie e i video resi disponibili al racconto, è stato fondamentale.

La fotografa

Doveroso e non scontato il ringraziamento per l’aiuto e il supporto da parte di Roberto Melis (capitano dell’imbarcazione), Martino Piras, Sandrino Mocci e Sebastian Mocci.

La troupe al completo

Sono tante le attività turistiche che nel presentare le loro strutture ricettive parlano delle tante possibilità che offre il territorio nelle vicinanze, ma (aimè) sono poche quelle che offrono il loro supporto investendo e contribuendo alla realizzazione di queste infrastrutture, importanti per i turisti che giungono in Sardegna, mossi dalla voglia di cimentarsi in questi luoghi.
Ringrazio il Warung beach club di Masua per il contributo all’acquisto di una parte del materiale necessario, inoltre tra i vari servizi offerti dalla struttura c’è anche quello di transfer dalla spiaggia di Masua al Pan di Zucchero (A/R), utile ai climbers che non possiedo un’imbarcazione, per info chiamare il +39 340 4606229 e il +39 392 8197964.

Ringrazio anche Marco Frongia titolare sempre attento del Old Tropicoasi Bar di Domusnovas, per il continuo supporto.

E non bisogna dimenticare Simone Usai titolare di Fixar Calzoleria, un vero professionista in fatto di risuolatura di scarpe per l’outdoor, fondamentale supporto per le mie scarpe.

Infine per ultimo ma non certo in ordine d’importanza, c’è il caro amico Massimo che da tanti anni ci vede insieme nel mondo verticale e non.

Ah, poi ci sono io… ma questa è un’altra storia, una storia che dovrà raccontare qualcun altro.

Un’idea comune si esprime con gesti comuni, io e Massimo

Link ai partners che hanno reso possibile la realizzazione di questa nuova multipitch a disposizione di tutti:

AT Sardinia
Warung Beach Club
Zamberlan
Chillaz
Skylotec
proAction

 

 

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